La traduzione, se applicata ai programmi software, ai siti web e in generale a tutto il testo necessario ai sistemi informatici per comunicare con gli utenti, si chiama più propriamente localizzazione. Chi lavora nella localizzazione è quindi abituato a misurarsi con un'ampia gamma di contesti, che possono spaziare dai sistemi operativi alle app per smartphone e dai videogiochi ai lettori di ebook, ognuno con la sua terminologia, le sue peculiarità e anche le sue difficoltà.
Salvo alcune eccezioni, la localizzazione tende a essere un lavoro abbastanza noioso e ripetitivo, con poco spazio per la creatività e che offre scarse sfide dal punto di vista linguistico, in quanto spesso il grosso del lavoro consiste nella traduzione di termini e condizioni, informative sulla privacy, note legali, ecc. Altrimenti si tratta di solito di elenchi di brevi stringhe disordinate e senza molto contesto.
Per quanto riguarda gli strumenti informatici con sui si svolge il lavoro, abbiamo i CAT tool generici e quelli specifici per la localizzazione come Passolo (integrato in SDL Tradus Studio) che permettono di tradurre e condividere le traduzioni in un ambiente collaborativo, che è molto importante perché spesso i volumi di testo sono talmente elevati da richiedere vari traduttori al lavoro contemporaneamente. In altri casi i localizzatori devono entrare direttamente nel back-end del sistema in questione per poter tradurre le stringhe, spesso però senza l'aiuto di memorie di traduzione o glossari.
Quando la localizzazione avviene offline, i formati di file che si ricevono sono anche di vario tipo e specifici del settore: si va dai semplici file di testo come "localizable.strings" o HTML al formato dinamico PHP, da Gettext Portable Object ai dump di database esportati in XML... I CAT tool più moderni di solito sono in grado di isolare il testo dalle parti non traducibili, come codice, etichette di formato e variabili o segnaposto. In ogni caso bisogna sempre rispettare il codice sorgente, i tag e la struttura dei file.
Infine nella localizzazione bisogna adattare alle convenzioni formali di destinazione tutti i riferimenti alle convenzioni della lingua di partenza, partendo dalle unità di misura, il formato delle date, il separatore dei decimali e delle migliaia, ma anche i link (se disponibili) e le cosiddette variabili metasintattiche.